NON INVECCHIARE, il sogno impossibile
Il tempo ci dimostra che oggi è possibile ritardare il nostro invecchiamento e spostare in
avanti le lancette del tempo.
La medicina rigenerativa è quella che si occupa dell’allungamento, del miglioramento della
qualità della vita e l’obiettivo è il binomio rappresentato da Benessere e Bellezza.
“Benessere e Bellezza“ è il titolo del Congresso organizzato da Lanfranco, Lorenzo e Luca
Scaramuzzino, nei giorni 2 e 3 dicembre nella cornice prestigiosa del MAMT Museo della
Pace a Napoli: Una sede particolarissima, sia come struttura che come significato, non
poteva essere più adatta al tema congressuale trattato, sia per la “bellezza interiore“ sia
per il messaggio di inclusione che trasmette.
Tre medici, tre generazioni che con il contributo di tanti specialisti fanno il punto
sull’attualità della Medicina Rigenerativa con particolare attenzione al capitolo della
nutrizione. Movimento e nutrizione, rappresentano il substrato per il buon funzionamento
delle cellule e quindi base di partenza per qualsiasi trattamento con le staminali.
Sicuramente senza un intervento di ingegneria genetica non possiamo modificare il nostro
DNA ma le esperienza scientifiche ci hanno dimostrato che se non possiamo modificare i
nostri geni possiamo far si che attraverso fattori esterni si modifichino i loro
comportamenti.
Questa scienza si chiama epigenetica e di anno in anno ci chiarisce come e quali fattori
possono modificare il comportamento dei nostri geni. Tra i fattori principali, troviamo
sicuramente una corretta alimentazione, attività fisica e uno stile di vita salubre.
Uno degli argomenti chiave è rappresentato dalla menopausa e dalla andropausa.
Il meccanismo ormonale, sia femminile che maschile, è una macchina perfetta con
variazioni che ci seguono per tutto il periodo della nostra vita. In particolare nella donna
dove queste fasi sono molto più evidenti specialmente durante la gravidanza.
Se il meccanismo è perfetto non tiene più conto dello spostamento in avanti delle lancette
del nostro orologio biologico e quindi il decadimento ormonale non segue più quelle che
sono le nostre necessità di conservare capacità relazionali e sessuali.
Il problema è più evidente nella donna ed è per questo che nel corso del congresso viene
affrontato il tema della terapia sostitutiva ormonale sempre più diffusa e sempre più
richiesta.
E’ un bene o un male spostare in avanti la menopausa ?
Ci sono ancora pro e contro, favorevoli e contrari, saranno gli specialisti a metterci a
conoscenza dei vantaggi e degli svantaggi.
Strettamente correlato al tema della menopausa è un altro argomento ritenuto fino a
qualche anno fa un tabù: il ringiovanimento vaginale.
Può sembrare imbarazzante ma sta diventando una necessità per quante donne vedono il
prolungarsi della propria vita in condizioni eccellenti dal punto di vista fisico ed affettivo.
Sono proprio le cellule staminali, insieme a laser e radiofrequenza, a darci una mano per
mantenere vitale ed elastico il tessuto vaginale.
Le cellule staminali non sono una panacea come in molti pensano, oggi vengono utilizzate
in molti campi ed entrano prepotentemente nella Medicina Rigenerativa. I campi di
applicazione coinvolgono svariati specialisti che vanno dai ricercatori, ai medici estetici,
chirurghi plastici, ortopedici, ematologi. Vengono isolate da vari tessuti come cellule
adipose, cute, midollo osseo e sangue. Il loro obiettivo, spiegato in modo molto semplice,
è quello di stimolare la crescita del tessuto nel quale vengono inserite.
Esistono numerosi tipi di staminali, sicuramente saranno sempre più utilizzate in futuro ma
per parlarne in modo approfondito servirebbero tante e tante giornate congressuali.
Vi aspettiamo al congresso “BELLEZZA E BENESSERE”, sabato 3 dicembre sarà
possibile parlare con gli specialisti, prenota il tuo posto inviando un’email a
info@emsgroup.it o registra la tua presenza online QUI.
EMS- Electro Muscle Stimulation
L’EMS è una tecnologia non invasiva, in grado di stimolare la crescita muscolare grazie all’utilizzo contemporaneo di onde elettromagnetiche localizzate ed RF ad alta intensità. Il ruolo delle radiofrequenze è quello di riscaldare il muscolo per preparlo allo sforzo indotto dall’utilizzo dell’EMS.
Studi dimostrano come questo dispositivo sia in grado di favorire, oltre ad una ipertrofia muscolare indotta da stimoli elettromagnetici sovramassimali non ottenibili con l’attività fisica volontaria, anche una riduzione della massa grassa.
Ma come funziona?
Grazie all’azione delle onde elettromagnetiche viene indotto un cambiamento nella permeabilità di membrana, una polarizzazione cellulare ed un rilascio di acidi grassi da parte delle cellule adipose che ne induce apoptosi tramite una reazione chimica da stress del reticolo endoplasmatico. Contemporaneamente il muscolo è costretto ad adattarsi alla stimolazione sovramassimale conducendo ad ipertrofia muscolare ed iperplasia delle fibre muscolari. Il risultato finale sarà dunque un rimodellamento del tessuto adiposo in eccesso ed un aumento della massa magra.
Come funziona la stimolazione sovramassimale?
In condizioni fisiologiche e durante un’attività fisica volontaria, le contrazioni muscolari sono seguiti da una fase di rilassamento. Ciò è dovuto all’incapacità da parte del sistema nervoso centrale di stimolare un nuovo impulso mentre il precedente è ancora attivo (periodo refrattario).
Contrariamente a quanto avviene fisiologicamente, questa tecnica è in grado di emettere impulsi ad una frequenza maggiore, impedendo al muscolo di rilassarsi fra un ciclo e l’altro. Questo fenomeno è dunque in grado di stimolare una intensa lipolisi ed un profondo rimodellamento muscolare.
Si prova dolore?
Il bersaglio del campo magnetico formato dai manipoli è il nervo motore periferico, questo porterà ad una contrazione di tutta l’area innervata dallo stesso. Il campo è anche in grado di colpire esclusivamente le fibre di maggiori dimensioni (motorie), tralasciando le fibre sensoriali e rendendolo dunque indolore.
Chi può farlo?
La metodica non può essere applicata in caso di gravidanza, in caso di epilessia, malattie tumorali in fase attiva ed utilizzo di pacemaker o protesi.
Quanto dura una seduta e quanto spesso andrebbero fatte?
La seduta dura 30 minuti e vanno effettuate 1 o 2 volte a settimana in maniera costante.
Dopo quanto si vedono i risultati?
Solitamente i risultati sono visibili a partire dalla 6/7 seduta, in alcuni casi è necessario più tempo.
Risultati a favore dell’efficacia?
Numerosi studi sono stati effettuati per dimostrare l’efficacia di questo trattamento. I più recenti dimostrano una riduzione di circa il 19.2% della massa grassa ed un aumento del 15.8% della massa magra dopo 4 trattamenti nel primo studio
PROFESSIONISTI all’avanguardia
Il telefono, come strumento utilizzato da tutti, può essere preso come esempio lampante della rivoluzione tecnologica. Dal suo ruolo esclusivo di “telefono”, vincolato da un cavo e con la composizione dei numeri prima mediante una rotella, poi mediante tasti, siamo passati al ruolo di “assistente personale” del quale non possiamo fare a meno, proprio per la molteplicità di usi a cui è oggi destinato.
Il telefono del 2000, lo smartphone (tradotto esetteralmente, telefono intelligente), può ben rappresentare sia il concetto di innovazione che di specializzazione. Innovazione in quanto in un piccolissimo spazio si concentra una tecnologia che ci consente di realizzare applicazioni un tempo impensabili, ora indispensabili, ma che necessitano sempre di un periodo di apprendimento; pur essendo “alla portata di tutti”, solo pochi riescono a trarne appieno tutte le innumerevoli potenzialità.
Traslando questi concetti al campo medico ed estetico osserviamo come, oggi, nello scegliere la tecnologia più adatta per una determinata patologia o inestetismo possiamo trovarci in difficoltà: siamo infatti continuamente inondati da informazioni su macchinari, attrezzature, prodotti cosmetici, che promettono tutti risultati straordinari. Indubbiamente sono stati fatti molti passi avanti rispetto a quando, per esempio, le vene varicose e i capillari venivano esclusivamente trattati con il bisturi o una siringa.
Oggi abbiamo a nostra disposizione una rosa di possibilità che ci consentono di ottenere risultati migliori con una ridotta invasività, minori rischi e una ripresa molto più rapida. Discorso analogo per quanto riguarda l’altro tema particolarmente caldo per le donne: cellulite, lipoedema, sovrappeso. È incredibile quante apparecchiature esistono per questi trattamenti e quante ce ne vengono proposte annualmente, c’è solo l’imbarazzo della scelta. All’inizio della mia attività, invece, il trattamento della cellulite o del lipoedema veniva eseguito esclusivamente con la mesoterapia, e la pressoterapia ha rappresentato già un grande avanzamento tecnologico! Ma spesso, di fronte a questa così ampia varietà di macchinari a disposizione, ci si dimentica dell’importanza fella specializzazione, termine che non viene preso molte volte nella giusta considerazione.
Possiamo riempire i nostri studi di tecnologia ma senza l’esperienza e la serietà professionale non avremo mai quei risultati che i nostri pazienti o i nostri clienti richiedono.
I nostri macchinari sono un po’ come il “telefono”: dobbiamo studiare tanto per trarne tutte le potenzialità e farli interagire al meglio con il paziente/cliente. Allora è fondamentale, in questo mare magnum di proposte, pensare prima di tutto ad aggiornarsi perché solo attraverso lo studio, l’esperienza lavorativa, il confronto con i colleghi, è possibile raggiungere l’obiettivo finale: la soddisfazione dei nostri clienti e contemporaneamente la nostra. Dopo oltre 40 anni di attività nel campo del benessere e della bellezza, provo ancora un profondo piacere nel vedere il prima e il dopo di un trattamento ben riuscito, ma ancora di più nel condividere la gioia del paziente. Purtroppo, nonostante il mio centro sia organizzato con tutto il meglio che la tecnologia rende disponibile, non sempre i risultati sono quelli che vorremmo… Ma dobbiamo fare i conti con il fatto che il nostro particolare lavoro ha una variabile poco prevedibile legata alla risposta individuale. L’esperienza ci viene incontro attraverso la consapevolezza che ci sono situazioni che inevitabilmente non possono essere trasformate ma solo migliorate, l’importante è sempre una chiara e “onesta” informazione resa alle persone che si affidano a noi. Abbiamo tutta la tecnologia più innovativa, abbiamo una grande esperienza, ma non facciamo miracoli!
ORMONI un meccanismo complesso e perfetto
Gli ormoni sono una struttura davvero perfetta con la quale le donne ci convivono per tutta la vita.
Quando parliamo di ormoni femminili, non parliamo solo di estrogeni e progesterone. La donna produce tutta una serie di ormoni funzionali per il proprio benessere quali il Testosterone, ovviamente in misura notevolmente inferiore rispetto all’uomo, il Cortisolo che regola la reazione allo stress, l’Ossitocina che riduce i livelli di cortisolo e agevola il desiderio sessuale, favorisce la fiducia in sé stessi e rafforza i legami affettivi e infine gli ormoni tiroidei che regolano il metabolismo basale e la produzione energetica.
ORMONI E PROBLEMI VENOSI
Oltre il 50% delle donne italiane presentano i segni della malattia venosa in misura 3 volte superiore rispetto agli uomini. Sebbene i problemi circolatori delle gambe siano scritti nel DNA, gli ormoni femminili influenzano fortemente la permeabilità e la dilatazione delle vene e la ritenzione di liquidi nelle gambe.
In particolare, ci sono dei periodi in cui questi effetti sono particolarmente evidenti: nella fase che precede il ciclo mestruale l’aumento degli estrogeni può portare il corpo a trattenere liquidi e la gravidanza con un aumento della produzione di estrogeni e Progesterone può favorire ritenzione, permeabilità capillare e cellulite.
La gravidanza rappresenta quindi un periodo particolarmente critico. Contrariamente a quanto si può immaginare non è l’aumento di volume dell’utero a creare problemi di stasi venosa, gonfiore delle gambe, senso di peso, ma quanto l’aumento degli estrogeni e del Progesterone nel primo trimestre di gravidanza.
Durante i primi mesi di gestazione il volume di sangue aumenta anche di 1500 ml e se le vene dell’utero non riescono a sopportare tale afflusso si creano delle vie collaterali che scaricano il surplus nelle vene degli arti inferiori. Si spiegano così i problemi delle gambe durante la gravidanza, dove gli estrogeni e il Progesterone
sono responsabili di questi sconvolgimenti circolatori, in quanto vanno proprio ad agire in maniera mirata attraverso il rammollimento e la dilatazione della parete venosa. Questi fenomeni si riducono, quasi sempre, dopo il parto. La premenopausa, periodo di transizione, è caratterizzata da uno squilibrio ormonale maggiore ed è quindi frequente vedere aumentare il gonfiore delle gambe, la cellulite, le vene varicose e l’insorgere di capillari proprio nella zona degli arti inferiori.
Nelle donne che presentano livelli di testosterone mediamente più alti i fenomeni di ritenzione e cellulite sono meno frequenti. Gli estrogeni e il Progesterone possono aumentare il rischio di trombosi venosa; pertanto, bisogna sempre fare molta attenzione alle terapie sostitutive ormonali o alla pillola anticoncezionale soprattutto quando è presente una trombofilia, ossia un difetto coagulativo acquisito o genetico. È quindi sempre importante, prima di assumere prodotti a base di estrogeni e Progesterone, una approfondita verifica dello stato coagulativo.
Anche la Tiroide svolge un ruolo importante sul circolo e il microcircolo degli arti inferiori. L’ipotiroidismo può portare a trattenere con maggiore facilità i liquidi, favorendo così lo sviluppo della cellulite. Nel periodo estivo, con il caldo gli effetti degli ormoni si amplificano aumentando il gonfiore delle gambe, il senso di peso, il calore e i formicolii. L’attività fisica, una corretta nutrizione, l’idratazione, i bagni in acqua fresca possono ridurre gli effetti negativi della stasi ormonale. Anche i Flavonoidi e i drenanti giocano un ruolo estremamente positivo nell’alleviare i fenomeni circolatori legati agli ormoni femminili
Intervista al Dott. Lanfranco Scaramuzzino Arteriopatie
Intervista al Dott. Lanfranco Scaramuzzino, Chirurgo Vascolare di Napoli sulle arteriopatie. L’intervento si è svolto nell’ambito dell’inserto “Pillole di Salute” del canale Mattina 9 il giorno 12/12/2018.
Mattina 9: intervista al Dott. Lanfranco Scaramuzzino
Intervista al Dott. Lanfranco Scaramuzzino, Chirurgo Vascolare di Napoli sulla bellezza e benessere delle gambe. L’intervento si è svolto nell’ambito dell’inserto “Pillole di Salute” del canale Mattina 9 il giorno 17/10/2018.
Tutto su prevenzione e benessere per la salute del professionista
Il tempo dedicato alla prevenzione non è mai “perso” ma solo ed esclusivamente “guadagnato” Una persona con un corretto stile di vita è un professionista che può dare il meglio anche sul lavoro.
Si è tenuto ieri presso le sale dell’Ordine dei Commercialisti in Piazza dei Martiri, un incontro organizzato nell’ambito della Rassegna Marzo Donna, per avvicinare la popolazione alla cultura della prevenzione. Come diceva il proverbio: meglio prevenire che curare, e come in tutte le leggende anche qui c’è forse più che un fondo di verità. Il Dr. Mariano Bruno, Segretario ODCEC e delegato CPO, ha aperto i lavori spiegando che i corretti stili di viti, sono strettamente collegati alla produttività, da qui l’esigenza di organizzare questo incontro promosso dal Comitato Pari Opportunità dell’ODCEC attraverso la Presidente Dr.ssa Maria Luigia Vitagliano e le consigliere dell’Ordine delegate al CPO Dr. sse Liliana Speranza e Carmen Padula, e la FIDDOC la cui Presidente è la Dr. ssa Antonella La Porta.
Una persona che vive, si nutre e lavora in modo corretto è sicuramente un professionista che potrà dare il meglio ed il più a lungo possibile in termini di carriera. Tante le voci di professionisti e scienziati che pur specializzati in diverse branche della medicina, hanno dato vita ad un interessante contraddittorio, dal quale è emersa voce più o meno comune che un corretto stile di vita è alla base della prevenzione di molte patologie. Il Prof. Gioacchino Tedeschi ha affermato che l‘ischemia cerebrale è fenomeno molto rilevante, infatti in un anno su 100.000 persone si manifestano dai 150 ai 300 nuovi casi, in cui residua una grave disabilità nel 35% dei casi. Indispensabile una prevenzione primaria, che consiste nell’evitare la comparsa della malattia, agendo nel soggetto sano mediante la modificazione dei fattori di rischio modificabili.
Tra questi rivestono particolare importanza ipertensione, diabete, iper colesterolemia, fumo e obesità. La correzione di questi ultimi si basa sia su un intervento medico, che una corretta alimentazione e una adeguata attività fisica. Al discorso si sono immediatamente riallacciati il Dr. Gerardo Corigliano, parlando dell’importanza dello sport anche in presenza della patologia diabetica, ed il Dr. Ciro Mauro. A questo proposito il Dr. Lanfranco Scaramuzzino, pone l’accento oltre che sui corretti stili di vita, anche sulle indagini da effettuare, prima fra tutte l’ecocolordoppler che permette di identificare in fase iniziale molte patologie.
Interessantissimo l’intervento del Prof. Ugo Oliviero, che ha spiegato in modo chiaro e pacato, come tracciare i profili di rischio che cambiano a seconda di diversi fattori ed in base all’età, quando bisogna parlare di prevenzione secondaria, per evitare le recidive, e le differenze tra attività agonistica e amatoriale. Importantissima la nutrizione senza diete fai da te, ma attentamente seguiti da uno specialista che indichi tutti i nutrienti di cui non si può fare a meno, la Prof.ssa Brunella Guida nella parte convegnistica e le Dr. sse Cristiana Di Giacomo e Lucia Auletta, sono state letteralmente prese d’assalto dagli utenti desiderosi di informazioni. Ed in questo contesto si è perfettamente inserito l’intervento del Prof. Antonio D’Angiò, che ha parlato di “Intelligenza alimentare” e di “Intelligenza emotiva” due condizioni ineludibili per disegnare il benessere della persona e garantire la qualità di un’attività efficace.
Di fondamentale importanza la dieta anche nella prevenzione delle malattie allergiche ed auto immuni, come ha spiegato il Prof. Massimo Triggiani, secondo cui bisogna dapprima riconoscere la familiarità ed in seguito proporre strategie terapeutiche mirate, iniziando dalla gravidanza, ma anche tenendo sotto controllo i livelli di vitamina D con esposizione solare, alimentazione e supplementazione.
Tantissimi i test eseguiti dai Cardiologi del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, che come ha spiegato il Dr. Vincenzo Esposito, capo raggruppamento Campania, è un organizzazione di carattere nazionale composta da volontari, che svolge attività di intervento immediato nelle emergenze, di pronto e primo soccorso, attività formative ed informative per la popolazione per diffondere la cultura dell’emergenza e della prevenzione attraverso screening gratuiti, i dottori Ettore Annibale, Salvatore Bucci, Biagio Liccardo e Francesca Martone, hanno effettuato visite cardiologiche con ECG e screening diabetologici. La prevenzione oncologica che ha visto nei Prof. dell’Università Vanvitelli Eugenio Procaccini per il seno e Giovanni Docimo per la tiroide la sua maggiore espressione, si effettua sempre con la diagnosi precoce, Docimo ha aggiunto che anche la scoperta di una neoplasia non deve essere vissuta con paura in quanto nella maggior parte dei casi la risoluzione post operatoria è ottimale. Tra le più richieste la visita dermatologica effettuata dalla Dr. ssa Nadia Russo, che ha spiegato gli effetti nocivi del sole e come riconoscere una lesione cutanea.
Gli incontri sono stati moderati la mattina da Celeste Condorelli del fondo Mario e Paola Condorelli ed il pomeriggio dalla giornalista Laura Viggiano, che hanno sottolineato come sia importante approfondire temi come la prevenzione. Ma si è parlato anche con il dr. Ivo Speranza della corretta postura che si esprime in malocclusioni dentarie, che corrette in età pediatrica sono molto più semplici da risolvere. Interessante l’intervento del Prof. Nicola Colacurci, sull’importanza di una sessualità responsabile per la prevenzione delle MST e delle gravidanze indesiderate. L’iniziativa è stata promossa anche da Emanuela di Napoli Pignatelli di EP congressi, ideatrice organizzatrice di format innovativi, volti ad avvicinare la popolazione alla “Cultura della Prevenzione”, le iniziative insolite sono volte ad avvicinare il grande pubblico, il trend è positivo, al di fuori delle mura ospedaliere, la gente ha meno paura.
In piazza non si cerca la malattia, sottoporsi a visite o consulenze di screening serve solo ad aumentare le proprie conoscenze in tema di Benessere.
Queat conclusione del Dr. Cosma Cosenza, riassume perfettamente lo spirito della giornata: il costo sociale della cura delle malattie è molto più alto di quanto costerebbe una seria prevenzione, non solo in ginecologia ma in moltissime branche della medicina. Facendo anche molta attenzione in campo oncologico alla familiarità e attuando strategie mirate differenti da persona a persona. Spesso non ci si reca dallo specialista perché non si ha neanche un attimo di tempo… in realtà il tempo dedicato alla prevenzione non si può in alcun modo definire tempo perso, ma solo ed esclusivamente tempo guadagnato!
Comitato organizzatore:
Carmen Padula, Liliana Speranza, Immacolata M. L. Vasaturo, Concetta Riccio, Fortuna Zinno, Mariano Bruno, Marialuigia Vitagliano, Adriana Zeno, Diodorina Angelino, Amelia Scotti, Antonella La Porta, Annabella Acunto, Antonio Cennamo, Maria Pia Principe, Monica Scipione, Francesco Vanacore, Isabella Zuccardi Merli, Velia Caccavale, Celeste Condorelli, Emanuela Di Napoli Pignatelli, Enzo Esposito.
Pubblicato il 27/03/2018 su La Repubblica (ed. di Napoli)
Rassegna Stampa: 1° Giornata Regionale di sensibilizzazione sul Linfedema
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Linfedema, malattia invalidante: la Campania tra le regioni più colpite
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota, ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si parlerà approfonditamente sabato prossimo nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato».
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
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Sanità: Linfedema, malattia invalidante, la Campania tra le regione più colpite
OMS: ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi. Campania è fanalino di coda
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda. Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si parlerà approfonditamente sabato prossimo nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato». Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità.
«In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
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Linfedema: malattia invalidante, la Campania tra le regioni più colpite
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si parlerà approfonditamente sabato prossimo nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato».
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
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Salute: Campania tra regioni più colpite da Linfedema
Domani a Napoli 1° Giornata Regionale di sensibilizzazione sul Linfedema
La Campania è tra le regioni più colpite dal linfedema, malattia progressiva e invalidante che compromette la qualità di vita del paziente; è una patologia poco nota che colpisce il sistema linfatico e determina un rallentamento della circolazione linfatica, con accumulo di linfa e aumento del volume e del peso di un arto o del segmento corporeo colpito. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione è fanalino di coda. Per discutere di questa malattia, si terrà domani a Napoli la Prima Giornata Regionale di Sensibilizzazione sul Linfedema, al Policlinico dell’Università Federico II, organizzata da SOS Linfedema Onlus e ITA.L.F., articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, associazione di linfologia.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il Paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi, fanno sapere gli organizzatori, perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc, non si riesce ad avere un monitoraggio preciso.
“Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, primario di Chirurgia vascolare nell’ospedale Internazionale Napoli – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica”. Tra le cause del linfedema, l’obesità.
“In questi casi – dice la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione deve essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale”. “Non di rado, la linfopatia si associa all’insufficienza venosa, alla patologia cardiovascolare più frequente nell’età geriatrica, al linfedema e sovrappeso ponderale. Il sesso più interessato è quello femminile e l’età più colpita va dai 20 ai 30 anni – afferma Angela Piantadosi, componente comitato scientifico SOS Linfedema Onlus, associazione nazionale per i pazienti di linfedema e patologie correlate – Dalla mancanza di un’assistenza omogenea ed adeguata sul territorio nazionale deriva la presa in carico degli ammalati, che comunque cercano una risposta ai loro problemi, da parte di personale, anche non sanitario, scarsamente formato”.
La prima giornata regionale di sensibilizzazione si terrà domani, a partire dalle 8.30 con interventi e una tavola rotonda che affronterà le problematiche assistenziali dei pazienti con la presenza, tra gli altri, di Lanfranco Scaramuzzino, Silvestro Scotti, presidente Omceo di Napoli, Generoso Andria, responsabile del Centro di coordinamento delle Malattie Rare della Campania; Angela Piantadosi, Sandro Michelini, presidente nazionale ITA.L.F. e Società italiana di flebologia, Marco De Fazio, direttore Uoc chirurgia generale dell’ospedale Incurabili di Napoli; Valeria Di Martino, direttore servizio professioni della riabilitazione ospedale Monaldi di Napoli, Annamaria Cangiano, referente campano SOS Linfedema.
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AULA “GIUSEPPE NIGRO” DELLA FEDERICO II
Linfedema, Campania al top delle regioni
NAPOLI. La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’Oms, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 15 Omila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso. Un tema del quale si parlerà approfonditamente sabato prossimo nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II.
«Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato».
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi — spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
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Linfedema, le più colpite sono le donne
Molte persone nella loro vita hanno dovuto imparare il significato del termine “linfedema”. Si tratta, come spiega il chirurgo vascolare Lanfranco Scaramuzzino, di «una malattia cronica, progressiva e molto invalidante». Il chirurgo chiarisce anche che «la sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente – dice – questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente». Al dramma si aggiunge il dramma, perché manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato.
Le stime dell’OMS
Ogni anno, in Italia (dati OMS), si registrano 40mila nuovi casi. Il problema è che non esiste un monitoraggio preciso, perché non c’è un registro ad hoc. Si stima siano circa 200mila quelli colpiti da linfedema primario (ereditario, localizzato agli arti inferiori), 150mila da linfedema secondario (arti superiori), i cui casi sono legati molto spesso a trattamento chirurgico o radioterapico legato ad un tumore. Spesso la linfopatia si associa all’insufficienza venosa, ad alcune malattie cardiovascolari, al lipedema e all’obesità. Le più colpite sono le donne tra i 20 e i 30 anni.
Cattiva alimentazione
Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti». Alla terapia decongestiva complessa e combinata per la riduzione dell’edema si devono associare programmi di riabilitazione motoria e propriocettiva, programmi di terapia fisica, prescrizione di ortesi elastiche, addestramento al self-care. «Il tutto – dice la fisiatra Angela Piantadosi – deve avvenire nel più breve tempo possibile per limitare l’evoluzione fibrotica dell’edema prevenendo complicanze e migliorando la qualità di vita dei pazienti».
Il dibattito
Domani (Sabato 21 gennaio) al Policlinico dell’Università Federico II si terrà la 1° Giornata Regionale di sensibilizzazione sul linfedema. Intervengono tra gli altri: Silvestro Scotti, Generoso Andria, Angela Piantadosi, Sandro Michelini, Jean Paul Belgrado, Marco De Fazio, Valeria Di Martino, Lanfranco Scaramuzzino, Bruno Amato, Chiara Del Gaudio, Annamaria Cangiano, Katia Boemia, Adriana Carotenuto.
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21 gennaio giornata sul linfedema, medici napoletani si mobilitano
Parte da Napoli la richiesta, “a gran voce”, affinché il 21 gennaio diventi la giornata nazionale sul linfedema.
E’ quanto emerso oggi durante la 1° Giornata Regionale di sensibilizzazione sul Linfedema svoltasi al Policlinico dell’Universita’ Federico II, organizzata da Sos Linfedema Onlus, associazione nazionale per i pazienti di linfedema e patologie correlate e Italf, articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, la più importante associazione di linfologia.
“Con l’inserimento del linfedema nei Lea – ha spiegato la dott.ssa Angela Piantadosi, componente comitato scientifico Sos Linfedema Onlus – si potranno aprire nuovi percorsi per riconoscere diritti ai pazienti che spesso sono trattati in modo non adeguato. Adesso ci auguriamo che anche la Regione Campania possa fare la propria parte dal punto di vista assistenziale”.
“A livello locale non è facile trovare un centro che si occupi di questa patologia che ufficialmente conta 40mila casi annuali, ma che in realtà è sottostimato perche’ i casi sono 200mila all’anno. Si potrebbero prevenire i danni ma i problemi sono numerosi dal momento che i pazienti, soprattutto quelli del periodo post-oncologico, non sono ben indirizzati”, ha sottolineato il prof. Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare dell’Ospedale Internazionale di Napoli.
“La disparità di trattamento dal punto di vista assistenziale mi ha costretto a spostare la residenza e andare a vivere da Napoli a Pozzuoli, passando dall’Asl Na1 alla 2”, e’ stata la testimonianza di suor Viola Mancuso, affetta da linfedema, durante la tavola rotonda moderata da Chiara Del Gaudio, giornalista di Rai1 – Unomattina, alla quale sono intervenuti, tra gli altri, Generoso Andria, Sandro Michelini, Jean Paul Belgrado, Marco De Fazio, Valeria Di Martino, Bruno Amato, Katia Boemia, Adriana Carotenuto.
“Se siamo qui oggi a portare avanti questa battaglia lo dobbiamo alla tenacia del nostro presidente nazionale Franco Forestiere, paziente affetto da linfedema, che in 10 anni ha portato all’attenzione nazionale le problematiche delle persone colpite da questa patologia”, ha detto Anna Maria Cangiano, rappresentante regionale Sos Linfedema onlus.
Nel corso della giornata, è intervenuta anche la consigliera regionale campana Flora Beneduce che ha illustrato una mozione che impegna la Giunta regionale e il governatore De Luca a mettere in campo “Ogni utile provvedimento affinché possa essere attivata in ogni azienda sanitaria idoneo centri di riferimento per la diagnosi e cura del linfedema”.
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Linfedema, giornata di sensibilizzazione a Napoli
Il 21 gennaio diventi la giornata nazionale sul linfedema. È la proposta emersa durante la prima giornata regionale di sensibilizzazione svoltasi al Policlinico dell’Università Federico II, organizzata da Sos Linfedema Onlus, associazione nazionale per i pazienti di linfedema e patologie correlate e Italf, articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, la più importante associazione di linfologia. “Con l’inserimento del linfedema nei Lea – ha spiegato la dott.ssa Angela Piantadosi, componente comitato scientifico Sos Linfedema Onlus – si potranno aprire nuovi percorsi per riconoscere diritti ai pazienti che spesso sono trattati in modo non adeguato. Adesso ci auguriamo che anche la Regione Campania possa fare la propria parte dal punto di vista assistenziale”.
“A livello locale non è facile trovare un centro che si occupi di questa patologia che ufficialmente conta 40mila casi annuali, ma che in realtà è sottostimata perché i casi sono 200mila all’anno. Si potrebbero prevenire i danni ma i problemi sono numerosi dal momento che i pazienti, soprattutto quelli del periodo post-oncologico, non sono ben indirizzati”, ha sottolineato il prof. Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare dell’Ospedale Internazionale di Napoli. “La disparità di trattamento dal punto di vista assistenziale mi ha costretto a spostare la residenza e andare a vivere da Napoli a Pozzuoli, passando dall’Asl Na1 alla 2”, è stata la testimonianza di suor Viola Mancuso, affetta da linfedema. “Se siamo qui oggi a portare avanti questa battaglia lo dobbiamo alla tenacia del nostro presidente nazionale Franco Forestiere, paziente affetto da linfedema, che in 10 anni ha portato all’attenzione nazionale le problematiche delle persone colpite da questa patologia”, ha detto Anna Maria Cangiano, rappresentante regionale Sos Linfedema onlus.
Nel corso della giornata, è intervenuta anche la consigliera regionale campana Flora Beneduce che ha illustrato una mozione che impegna la Giunta regionale e il governatore De Luca a mettere in campo “Ogni utile provvedimento affinché possa essere attivata in ogni azienda sanitaria idoneo centri di riferimento per la diagnosi e cura del linfedema”.
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Conoscere il Linfedema
Dalle 8.30 nell’aula <<Giuseppe Negro>> della Federico II prende il via la Prima Giornata Regionale di Sensibilizzazione sul Linfedema. L’iniziativa, che sara trasmessa in diretta su Facebook, e patrocinata, tra gli altri dall’Omceo di Napoli, dal Consiglio regionale della Campania, da Cittadinanza Attiva, Associazione Donne Medico e Simfer.
Tra gli altri, interverranno nel dibattito Silvestro Scotti, Generoso Andria, Angela Piantadosi, Sandro Michelini, Jean Paul Belgrado, Marco De Fazio, Valeria Di Martino, Lanfranco Scaramuzzino, Bruno Amato, Chiara Del Gaudio, Annamaria Cangiano, Katia Boemia, Adriana Carotenuto.
Aula Giuseppe Negro ore 8.30
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Il maggior numero dei 40mila casi annui è nella nostra regione
Linfedema, la Campania è fanalino di coda d’Italia
NAPOLI: Come se non bastassero i guai del comparto, ogni giorno arrivano statistiche che inchiodano la Sanità in Campania, Ecco l’ultima: la nostra regione è tra le regioni più colpite dal linfedema, malattia progressiva e invalidante che compromette la qualità di vita del paziente. Si tratta di una patologia che colpisce il sistema linfatico e determina un rallentamento della circolazione linfatica. Stando ai dati dell’Oms, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la Campania è fanalino di coda.
Se ne discuterà oggi a Napoli nel corso della prima giornata regionale di sensibilizzazione sul linfedema, organizzata al Policlinico dell’Università Federico II da Sos Linfedema Onlus e Italf, Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il Paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori). 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. Una situazione pesantissima.
“Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino. primario di Chirurgia vascolare nell’Ospedale Internazionale di Napoli – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica”. Tra le cause del linfedema c’è anche l’obesità. “In questi casi – dice la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione deve essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco.
Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale”. Non c’è manco a dirlo, un’assistenza omogenea ed adeguala sul territorio. Oggi si rifletterà su questo tema. Piove sul bagnato.
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Malattie progressive, Campania tra le regioni italiane più colpite dal linfedema
La Campania è tra le regioni più colpite dal linfedema, malattia progressiva e invalidante che compromette la qualità di vita del e paziente; è una patologia poco nota che colpisce il sistema linfatico e determina un rallentamento della circolazione linfatica, con accumulo di linfa e aumento del volume e del peso di un arto o del segmento corporeo colpito. Stando ai dati dell’Oms, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione è fanalino di coda. Per discutere di questa malattia, si è tenuta a Napoli la prima Giornata Regionale di sensibilizzazione sul linfedema, al Policlinico dell’Università Federico II, organizzata da Sos Linfedema Onlus e Italf, articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, associazione di linfologia.
Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il Paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi, fanno sapere gli organizzatori, perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc, non si riesce ad avere un monitoraggio preciso.
“Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, primario di Chirurgia vascolare nell’ospedale Internazionale Napoli – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante . La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica». Tra le cause del linfedema, l’obesità. «In questi casi – dice la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione deve essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale».
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Linfedema, la Campania è tra le regioni più colpite
La Campania è tra le regioni più colpite da linfedema, una malattia poco nota ma molto invalidante. Stando ai dati dell’OMS, ogni anno in Italia si registrano 40mila nuovi casi e la nostra regione (che purtroppo vede crescere i soggetti obesi di anno in anno e detiene il triste primato dell’obesità infantile) è fanalino di coda. Secondo le stime più recenti, sono 200mila in tutto il paese le persone colpite da linfedema primario (quindi ereditario e localizzato agli arti inferiori), 150mila quelle colpite da linfedema secondario (arti superiori) legato spesso a trattamento chirurgico o radioterapico a seguito di un tumore. I dati sono tuttavia approssimativi perché, anche a causa della mancanza di un registro ad hoc non si riesce ad avere un monitoraggio preciso.
Un tema del quale si è parlato approfonditamente sabato nell’aula “Giuseppe Negro” della Federico II. «Il linfedema – spiega Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare – è una malattia cronica, progressiva e molto invalidante. La sua evoluzione attraversa quattro stadi, tutti caratterizzati dal rallentamento della circolazione linfatica, con un aumento del volume e del peso dell’arto o del segmento corporeo colpito. Ovviamente questo comporta anche gravi problemi psicologici e compromette notevolmente la qualità di vita del paziente».
Al dramma si aggiunge il dramma, perché «in Campania, e nel resto d’Italia, manca un’assistenza omogenea e adeguata. I pazienti finiscono spesso nelle mani di personale, anche non sanitario, scarsamente formato». Una delle cause del linfedema, come detto, è l’obesità. «In questi casi – spiega la nutrizionista Adriana Carotenuto – l’alimentazione dev’essere ipocalorica. Meglio aumentare il contenuto di fibre nella dieta, di legumi, frutta fresca, cereali integrali e frutti di bosco. Bisogna bere 2 litri di acqua al giorno e ridurre drasticamente il sale. In alcuni casi è consigliabile l’utilizzo di integratori flebotonici, drenanti e basificanti».
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Salute. Napoli si mobilita: 21 gennaio sia la giornata nazionale del Linfedema
Parte da Napoli la richiesta, “a gran voce”, affinché il 21 gennaio diventi la giornata nazionale sul linfedema.
E’ quanto emerso oggi durante la 1° giornata regionale di sensibilizzazione svoltasi al Policlinico dell’Università Federico II, organizzata da SOS Linfedema Onlus, associazione nazionale per i pazienti di linfedema e patologie correlate e ITA.L.F., articolazione italiana di International Lymphoedema Framework, la più importante associazione di linfologia.
“Con l’inserimento del linfedema nei LEA – ha spiegato la dott.ssa Angela Piantadosi, componente comitato scientifico SOS Linfedema Onlus – si potranno aprire nuovi percorsi per riconoscere diritti ai pazienti che spesso sono trattati in modo non adeguato. Adesso ci auguriamo che anche la Regione Campania possa fare la propria parte dal punto di vista assistenziale”.
“A livello locale non e’ facile trovare un centro che si occupi di questa patologia che ufficialmente conta 40mila casi annuali, ma che in realtà e’ sottostimato perché i casi sono 200mila all’anno. Si potrebbero prevenire i danni ma i problemi sono numerosi dal momento che i pazienti, soprattutto quelli del periodo post-oncologico, non sono ben indirizzati”, ha sottolineato il prof. Lanfranco Scaramuzzino, chirurgo vascolare dell’Ospedale Internazionale di Napoli.
“La disparità di trattamento dal punto di vista assistenziale mi ha costretto a spostare la residenza e andare a vivere da Napoli a Pozzuoli, passando dall’Asl Na1 alla 2”, e’ stata la testimonianza di suor Viola Mancuso, affetta da linfedema, durante la tavola rotonda moderata da Chiara Del Gaudio, giornalista di Rai1 – Unomattina, alla quale sono intervenuti, tra gli altri, Generoso Andria, Sandro Michelini, Jean Paul Belgrado, Marco De Fazio, Valeria Di Martino, Bruno Amato, Katia Boemia, Adriana Carotenuto.
“Se siamo qui oggi a portare avanti questa battaglia lo dobbiamo alla tenacia del nostro presidente nazionale Franco Forestiere, paziente affetto da linfedema, che in 10 anni ha portato all’attenzione nazionale le problematiche delle persone colpite da questa patologia”, ha detto Anna Maria Cangiano, rappresentante regionale SOS Linfedema onlus.
Nel corso della giornata, è intervenuta anche la consigliera regionale campana Flora Beneduce che ha illustrato una mozione che impegna la Giunta regionale e il governatore De Luca a mettere in campo “Ogni utile provvedimento affinché possa essere attivata in ogni azienda sanitaria idoneo centri di riferimento per la diagnosi e cura del linfedema”.
Pubblicato da TVCITY
TG5 Salute: intervista al professore Lanfranco Scaramuzzino
Intervista al professore Lanfranco Scaramuzzino, Specialista in Chirurgia Vascolare a Napoli su “vene varicose“ e “chirurgia vascolare“. Colloquio a cura di Luciano Onder nell’ambito dell’inserto Salute del TG5 del giorno 28/12/2016 delle 13,00.
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