Ad uso terapeutico o preventivo le calze elastiche a compressione graduata, sono sempre il primo baluardo, il sistema contenitivo più efficace per ridurre lo sfiancamento delle vene. Proprio grazie alla graduale pressione esercitata dal basso verso l’alto, le calze tendono a favorire il ritorno del sangue al cuore, migliorando la circolazione venosa.
Vengono vissute come una minaccia!
Farle indossare è quasi sempre frutto di una lunga contrattazione.
Le calze elastiche sono invece uno strumento importantissimo e determinante per la prevenzione e la cura di tutte le malattie venose.
L’uso delle calze è fondamentale durante la terapia medica, nel decorso post-operatorioa medio termine e come supporto essenziale alla terapia sclerosante per mantenere i benefici del bendaggio ed evitarne la scomodità.
Nella prevenzione per i soggetti a rischio e per quelli con malattia iniziale, esse rappresentano un metodo fondamentale che, unitamente a cicli di cure mediche, è capace di ritardare di molti anni e spesso di evitare la comparsa della malattia.
E’ stato dimostrato che sono utili perché evitano la formazione di edemi, anche nel paziente sano che rimane in piedi molte ore, e che potenziano l’efficacia della pompa venosa periferica in tutte le condizioni.
Le calze elastiche sono dunque efficaci, ma anche confortevoli e se ci sentiamo dire dai pazienti “Dottore! Non sopporto le calze elastiche per più di un paio d’ore“, generalmente questo dipende da una valutazione grossolana dell’indicazione e della classe di compressione che può essere decisa soltanto in sede specialistica dopo gli opportuni accertamenti diagnostici.
L’altra causa, quella più frequente, è il mancato rilievo delle esatte misure dell’arto malato che dovrebbe essere effettuato dallo specialista o meglio presso il venditore stesso. Vengono però diffusi speciali ricettari per la prescrizione delle calze elastiche che contengono tutte le istruzioni per rilevare correttamente le misure anche da parte degli stessi pazienti. Nei casi di obesità o di eccessiva magrezza (più rari in flebologia) è indispensabile ricorrere alle calze su misura.
Calze elastiche preventive o terapeutiche
E’ importante sottolineare che la ricerca ed il progresso tecnologico degli ultimi anni hanno portato grossi miglioramenti sotto il triplice aspetto della compressione (differenziata e graduata ai vari livelli della gamba), dell’assortimento (quanto mai ricco di modelli per le più diverse esigenze), del miglioramento estetico (con la produzione di fibre molto più sottili ed in colori che le fanno confondere con quelle normali).
Il principio cui si ispira la compressione elastica graduata deriva direttamente dai principi dell’idraulica. La vena può essere infatti paragonata ad una colonna liquida ed è perciò facilmente comprensibile che il massimo della pressione corrisponde alla parte più bassa e cioè più vicina al collo del piede. Essendo la parete della vena elastica, è chiaro che proprio in questa parte più bassa subirà la maggiore distensione e la pressione esercitata dal sangue potrà arrivare a sfiancare le pareti venose, soprattutto laddove le valvole abbiano ceduto. Risulta dunque ovvio che le calze elastiche a compressione graduata sono strutturate in modo da fornire una contro-pressione mirata, per poter difendere adeguatamente l’integrità della parete venosa. Questa contro-pressione, esercitata dalla calza elastica, serve a ridurre il diametro della vena, con l’immediata conseguenza di una maggiore velocità di flusso del sangue, che risale dunque più velocemente.
Ecco perché una calza elastica tecnologicamente adeguata è caratterizzata da una compressione graduata: più forte alla caviglia, e decrescente via via a livello del ginocchio e poi della coscia. Infatti è proprio la gradualità della compressione a garantire l’aiuto più valido per le necessità emodinamiche della gamba. Prendendo ad esempio un collant, vediamo che la compressione è massima a livello della caviglia; diventa poi il 70% a livello del ginocchio, il 40% a livello della coscia e non più del 10% a livello dell’addome.
Sul mercato esistono due tipi di calze: quelle più sottili di prevenzione e quelle più spesse per la terapia. La differenza tra i due tipi consiste nella diversa compressione esercitata sulla gamba. Le calze preventive hanno infatti una compressione inferiore ai 20 mmHg (millimetri di mercurio) e sono leggere come le calze normali; sono da consigliare a tutti i possibili soggetti a rischio, come le persone che stanno tutto il giorno in piedi o le donne in gravidanza; sono consigliabili anche per chi ha iniziali problemi di insufficienza venosa.
Le calze di prevenzione possono essere indossate in qualsiasi momento della giornata, mentre quelle terapeutiche è preferibile indossarle al risveglio, per evitare che l’arto possa gonfiarsi.
Le calze, come le bende, devono essere necessariamente prescritte dallo specialista.
La scelta delle calze viene fatta in base a:
– modello (gambaletto, mezza coscia, coscia, monocollant, collant, collant maternità, collant uomo)
– grado di compressione (in rapporto al grado di malattia e al gradiente di pressione venosa)
– materiale (fine sintetico, cotone, caucciù naturale)
– misura.
Calze elastiche e tabella per classe di compressione
Abbiamo già detto che le calze elastiche si differenziano in preventive e terapeutiche ma ciò che differenzia in maniera sostanziale le due tipologie è proprio la pressione esercitata a livello della caviglia: le prime hanno una pressione massima di circa 20 mmHg mentre le seconde arrivano oltre i 49 mmHg.
Le calze elastiche terapeutiche in particolare, si suddividono come segue:
Classe I – compressione alla caviglia di 18-20 mmHg;
Classe II – compressione alla caviglia di 21-32 mmHg;
Classe III – compressione alla caviglia di 33-46 mmHg;
Classe IV – compressione alla caviglia maggiore di 49 mmHg;
Bisogna ricordare che la prescrizione delle calze elastiche, siano esse preventive o terapeutiche, e che a tutti gli effetti rappresentano un vero e proprio dispositivo medico, è demandata soltanto allo specialista.
Il chirurgo vascolare a seguito di accurate visite mediche,di eventuali esami diagnostici e dopo l’esclusione di concomitanti patologie arteriose o diabetiche, prescrive il giusto modello di calze elastiche con il corretto grado di compressione.
Come indossare le calze elastiche
Le calze elastiche proprio a causa della compressione da esercitare, risultano spesso difficili da maneggiaree i pazienti denunciano non poche difficoltà ad indossarle. In verità le persone anziane con poca forza nelle mani e/o con difficoltà a piegare la schiena, spesso non riescono a calzarle da sole e hanno bisogno dell’aiuto di un’altra persona. Per superare questo che è un vero ostacolo, sono da tempo in commercio e disponibili in diversi modelli dei sistemi infila-calze, progettati allo scopo di semplificare questo compito.
Per calzare normalmente le calze elastiche, risulta utile l’accorgimento di indossare un paio di guanti in maniera da migliorare la presa sulle calze ed evitare di danneggiarle con le unghie durante l’inserimento.
Indossate, è fondamentale che le calze elastiche a compressione graduale non facciano pieghe; pieghe che potrebbero incrementare artificiosamente la compressione in quella determinata zona. Viceversa è molto importante non distenderle eccessivamente, perché anche in questo caso si modificherebbe il grado di compressione delle calze stesse.
Il consiglio è quello di cospargere le gambe di borotalco e di farlo appena svegli per evitare che le gambe comincino a gonfiarsi. Il borotalco, oltre a rilasciare un gradevole aroma, rende le gambe particolarmente scivolose facilitando lo scorrimento del tessuto. A questo punto si infila il braccio all’interno della calza e si afferra il tallone tra pollice e indice, si rovescia la calza con l’altra mano e la si posizione rivoltata sul piede con il tallone verso il basso per poi rovesciarla su se stessa stendendola ben bene sulla gamba.
Calze elastiche: consigli utili
Le calze elastiche a compressione graduata sono un dispositivo medico di uso quotidiano e soggette a deterioramento in un arco temporale di 5/6 mesi. Trascorso tale periodo tendono, in maniera piuttosto rapida, a deteriorarsi e a perdere la loro efficienza. Per prevenire al massimo la rottura o lo sfibramento delle calze, vi suggeriamo alcuni semplici ma utili consigli che potranno aumentare la durata e l’efficienza delle vostre calze:
lavate le calze a mano ad una temperatura non superiore ai 40°;
utilizzate detersivi neutri e non aggressivi;
risciacquate accuratamente con abbondante acqua tiepida;
evitate di sfregare o strizzare le calze per non danneggiare le fibre elastiche;
asciugate la calza orizzontalmente (possibilmente distesa su di un piano), lontana da fonti di calore di qualsiasi natura (sole o caloriferi);
indossate dei guanti prima di calzare le calze elastiche, per prevenire danneggiamenti alle fibre, causati da unghie o anelli.
La scelta della giusta taglia, del corretto grado di compressione e della giusta tipologia di calza elastica a compressione graduale (prescrizione demandata allo specialista), consentono di prevenire, l’insorgere o il peggiorare delle patologie legate alla Insufficienza Venosa Cronica.
È una tecnica che tramite l’uso dei laser a diversa lunghezza d’onda permette di ottenere diversi effetti terapeutici. Prima di addentrarsi nell’argomento è bene però fare un passo indietro e analizzare le basi fisiche sulle quali si basa questa tecnica.
Cosa sono i laser?
L’acronimo LASER sta per Light Amplification through Stimulated Emission of Radiation.
Il laser è stato inventato da T.H. Maimannel 1960, egli creò il primo laser con una lampada a solenoide uno specchio e un prisma triangolare.
La luce laser ha delle caratteristiche ben precise:
Collimata: Il fascio di luce tende ad allargarsi molto poco all’aumentare della distanza;
Monocromatica: Costituita da un’unica lunghezza d’onda;
Coerente: Tutti i fotoni sono nella stessa fase, sia nel tempo che nello spazio;
Unidirezionale: La direzione di propagazione nello spazio è in una sola direzione;
Brillante: Alta concentrazione di energia su un’area precisa.
I Laser possono essere distinti in base al tipo di materiale ottenuto per generare il fascio in:
Nella nomenclatura attuale si preferisce però utilizzare la lunghezza d’onda per classificarli:
532nm: visibile (verde) assorbito dal colore rosso (ossi emoglobina, melanina);
808nm: vicino infrarosso Assorbito dal colore blu (deossi emoglobina);
1470nm: Vicino infrarosso ha come bersaglio l’acqua;
10400nm: Lontano infrarosso (laser CO2) ha come bersagli l’acqua.
L’azione dei laser si esplica sui tessuti in base al cromoforo presente. Il cromoforo è una sostanza che costituisce il colore COMPLEMENTARE (in base al cerchio di Newton) alla lunghezza d’onda utilizzata. Il contatto della luce laser con il cromoforo genera luce bianca e quindi calore.
Quali sono le applicazioni della terapia con luce Laser?
Negli ultimi anni la cultura dei laser si è molto diffusa permettendone l’introduzione in numerosi campi. In base alla lunghezza d’onda e quindi alla capacità del laser di colpire un determinato bersaglio è possibile applicarlo in diversi campi:
Medicina estetica: è utilizzato per il resurfacing del volto, la biostimolazione dei tessuti;
Chirurgia vascolare: scleroterapia laser assistita, ablazione della safena chiusura di angiomi e laghi venosi, debridement e biostimolazioni di ulcere;
Chirurgia Plastica: trattamento e prevenzione dei cheloidi, liposuzioni laser assistite, lifting minimamente invasivi;
Dermatologia: Asportazioni di fibromi, cheratosi attiniche, couperose, macchie di varia natura;
Fisioterapia: trattamento del dolore acuto/cronico articolare, osseo e muscolare.
Quali sono i vantaggi del laser?
Grazie alle sue caratteristiche intrinseche di elevata selettività permette di trattare le patologie in esame con risultati eccellenti e con rischi contenuti. In particolare il trattamento delle lesioni
Quali sono i rischi e le complicanze della laser terapia?
Come tutte le terapie mediche e chirurgiche, la laser terapia non è esente da rischi, questi possono però essere ridotti al minimo da una attenta osservazione delle caratteristiche del paziente e dalla scelta precisa del tipo di laser da utilizzare. La formazione di croste per lesioni termiche della pelle può essere facilmente prevenuta mediante l’utilizzo di appositi criogeni, questi permettono di abbassare la temperatura della zona da trattare, limitando così il danno al solo punto di applicazione del fascio laser. Alcune lunghezze d’onda hanno come target anche la melanina, un trattamento eccessivo può causare delle discromie cutanee che tendono però a regredire in poche settimane.
Ci sono controindicazioni?
Nei trattamenti laser cutanei devono essere effettuate esclusivamente in persone con fototipo non superiore al terzo livello della classificazione di Fitzpatrick (che corrisponde ad un fototipo mediterraneo). Non vanno effettuati trattamenti laser cutanei in presenza di abbronzatura, è per questo preferibile effettuare questi trattamenti nei mesi invernali. Prima di iniziare il trattamento va sempre effettuata una accurata pulizia della cute per rimuovere eventuale trucco e sebo che potrebbe creare interferenze con il raggio laser.
Non ci sono invece controindicazioni all’uso nella terapia del dolore tranne per la presenza di tatuaggi sulla zona target.
Cosa devo aspettarmi, è doloroso?
I Laser sviluppano calore per cui all’aumentare dell’energia erogata aumenta il dolore. Alcuni trattamenti utilizzano basse energie per cui danno solo una sensazione di “caldo” sulla zona trattata. I trattamenti ad alta energia invece, sviluppano più calore e possono causare dolore. L’utilizzo dei già citati criogeni abbassa la temperatura e induce una “anestesia da freddo” che evita così la sensazione dolorosa.
Il Flavotonic è un integratore di nuova generazione di qualità rivolto al trattamento ma soprattutto alla prevenzione delle patologie vascolari. La sua formulazione unica è stata studiata per fornire un supporto anche nello sportivo grazie alla presenza di L- Carnitina.
I singoli flavonoidi sono stati scelti con cura sulla base di studi scientifici che hanno dimostrato l’elevata efficacia nel trattamento delle patologie vascolari.
I flavonoidi contenuti in questo prodotto sono sotto forma di nanopolveri (anche detti micronizzati); questo processo permette di aumentare notevolmente la superficie di contatto delle polveri in modo da favorire l’interazione tra il polimero e le cariche minerali. Questo permette un maggiore assorbimento intestinale dei flavonoidi e quindi un effetto maggiore.
Cosa sono i flavonoidi:
I flavonoidi sono una categoria di composti naturali che si trovano all’interno di piante e frutti. La dieta moderna non sempre permette di assumere sufficienti dosi di flavonoidi, per questo l’uso degli integratori è sempre più consigliato.
Agiscono a vari livelli:
Potenziano il sistema immunitario;
Modulano l’infiammazione, soprattutto a carico del sistema cardiovascolare;
Migliorano il trofismo di Arterie, Vene e capillari;
Agiscono come scavenger di radicali liberi riducendo lo stress ossidativo soprattutto a carico del sistema venoso.
I flavonoidi sono fondamentali sia nel trattamento di patologie vascolari ma anche nella prevenzione. La loro azione preventiva è estremamente efficace soprattutto nei confronti del sistema cardiovascolare. Rivestono un ruolo importante anche nello sportivo permettendo un più rapido recupero dopo l’esercizio fisico.
La carnitina è un amminoacido non essenziale che svolge un ruolo fondamentale per il metabolismo degli acidi grassi, questo li trasporta ai mitocondri permettendone l’ossidazione per ottenere energia.
La carnitina può essere assunta attraverso prodotti di origine animale come carne bianca e rossa. In letteratura sono presenti numerosi lavori che hanno dimostrato un miglioramento nelle performance sportive grazie all’aumento del consumo degli acidi grassi per la produzione energetica (1). Ha inoltre elevata efficacia nel ridurre lo stress metabolico e il dolore muscolare post esercizio riducendo la quantità di acido lattico prodotto durante lo sforzo prolungato (2). La carenza di carnitina può provocare una alterata funzionalità del muscolo cardiaco.
La carnitina è un trasportatore di acidi grassi, dal citoplasma vengono portati nella matrice mitocondriale dove avviene la Beta ossidazione.
Diosmina
La diosmina è presente soprattutto nei frutti del genere citrus (limoni, arance, pompelmi), si trova anche nei fiori della Tura (ruta graveoleolens) e nelle foglie del Bucco (Agathosma/Barosna betulina).
Esplica la sua funzione principale sulle vene, funge da veno-tonico e protettore vascolare, causa una costrizione delle vene e un aumento della resistenza dei vasi con riduzione della permeabilità.
A livello del microcircolo migliora l’equilibrio tra il processo coagulativo e quello fibrinolitico proteggendo così lo strato endoteliale. Agisce inoltre riducendo la rigidità dei globuli rossi favorendone lo scorrimento nei vasi di piccolo calibro.
Studi in vitro hanno evidenziato il ruolo della diosmina nel diminuire l’aderenza dei leucociti all’endotelio venulare, questo effetto combinato con la minore attivazione delle piastrine e del complemento riduce il rilascio di istamina e quindi il danno endoteliale indotto dai leucociti (3).
Studi in vivo effettuati su animali da laboratorio hanno dimostrato che la diosmina può aumentare il drenaggio linfatico, determinando un’azione benefica per gli edemi peri-vascolari (4).
Uno studio randomizzato in doppio cieco ha dimostrato che la formulazione orale micronizzata è associata ad un maggiore sollievo per paziente rispetto ai sintomi tipici legata all’insufficienza venosa, quali:
pesantezza degli arti;
sensazione di gonfiore;
dolorabilità.
Con la diosmina micronizzata è risultato migliore anche l’esito della pletismografia strain-gauge a 60 mmHg (massimo volume di riempimento a 60 mmHg e tempo totale di svuotamento) (5). Le differenze osservate a livello clinico fra diosmina micronizzata e non micronizzata sono in parte riconducibile ad un migliore assorbimento gastrointestinale della diosmina micronizzata (caratterizzata da particelle di dimensioni più piccole rispetto alla forma non micronizzata) (6). In caso di intervento chirurgico per la correzione delle vene varicose, la diosmina è risultata migliorare l’area sottocutanea interessata da emorragia (studio clinico multicentrico DEFANS). I pazienti, che avevano ricevuto diosmina per via orale nelle due settimane precedenti l’intervento chirurgico e per 30 giorni dopo, hanno evidenziato punteggi migliori per severità del dolore (punteggio VAS, Visual Analogic Scale: 2,9 vs 3,5 rispettivamente con e senza diosmina) ed estensione dell’emorragia (punteggio: 3,4 vs 4,6). La differenza in termini di qualità di vita nelle 4 settimane successive all’intervento (follow up) fra gruppo trattato e gruppo non trattato non ha raggiunto la significatività statistica (7).
In una metanalisi relativa a 5 studi clinici, condotti su ampia scala, e relativi all’uso della diosmina nel trattamento delle ulcere venose, l’uso del farmaco è risultato clinicamente significativo soprattutto per le ulcere di medie dimensioni (5-10 cm2) che persistevano da almeno 6-12 mesi (8).
La combinazione diosmina/esperidina è risultata efficace nel trattamento dei linfedemi della parte superiore del corpo, che si verificano in circa il 20% delle pazienti dopo terapia standard per il cancro al seno (9).
Anche negli sportivi professionisti, lo sforzo prolungato causa una “varice da sforzo” Questa regredisce con la fine dell’attività sportiva. Anche nello sportivo quindi l’integrazione di flavonoidi protegge dai danni a lungo termine al sistema venoso.
Esperidina
Anche l’esperidina si trova all’intero degli agrumi. Ha effetti ipocolesterolizzanti e cardioprotettivi. Si è rivelata efficace nella modulazione dei processi infiammatori a carico del sistema venoso in particolare sul miglioramento del trofismo cellulare.
Uno studio effettuato su ratti ha evidenziato una attività antiossidante e antiapoptotica in particolare quando usata in prevenzione (10).
In combinazione con la diosmina si potenzia l’efficacia nel proteggere l’intero sistema vascolare dallo stress ossidativo.
Rutina
La rutina è comunemente conosciuta come rutoside ed è anch’essa presente nelle piante del genere citrus oltre che nel grano saraceno, nel vino rosso, menta eucalipto e altre fonti vegetali.
Svolge una funzione antiossidante in quanto è in grado di legarsi al ferro bivalente impedendo il legame con il perossido d’idrogeno riducendo così la formazione di radicali liberi (11).
Rafforza la parete capillare e riduce i sanguinamenti, contrasta l’edema fornendo un sollievo per i sintomi legati alla circolazione linfoematica.
L’uso degli estratti di Adansonia digitata si è dimostrata 10.2 volte più potente della vitamina c nell’eliminazione dei radicali superossido (12).
Meliloto
Il meliloto è una pianta officinale dal cui fiore vengono estratte le cumarine.
Le proprietà farmacologiche dimostrate sono: diuretiche, antiedemigene e flebotoniche. Gli effetti maggiori della cumarina sono sul drenaggio linfatico, essenziale per garantire l’assorbimento dei liquidi presenti negli spazi extracellulari.(13) In casi di scarsa circolazione linfatica, si verifica un accumulo di liquidi nei tessuti con conseguente gonfiore soprattutto nelle zone declivi, quindi caviglie e piedi. Molto utile quindi nei casi di vene varicose e di tromboflebite.
La sua azione non è anticoagulante in senso stretto ma blocca l’azione della VitK responsabile della ossidazione dei fattori II, VII, IX e X (definiti vitamina K – dipendenti in quanto necessitano della vitamina K per svolgere la loro azione biologica) la vitamina K è infatti indispensabile per l’azione di un enzima epatico (carbossilasi) che rende i fattori suddetti capaci di legare il calcio e di ancorarsi ai fosfolipidi piastrinici carichi negativamente (14,15).
Tra gli altri effetti delle cumarine troviamo:
Antibatterica;
Foto-sensibilizzante;
Sedativo per favorire il sonno.
Centella
La centella è una pianta officinale appartenente alla famiglia delle Apiaceae o Ombrellifere.
La sua funzione è dovuta alla combinazione di 3 composti terpenici: asiaticoside, acido asiatico, acido madecassico, questi stimolano l’incameramento della lisina e prolina nell’endotelio vascolare (16).
Aumenta la produzione di collagene migliorando il tono e la resistenza di arterie e vene. La sua azione si esplica anche sulla cicatrizzazione, utile quindi nel trattamento di ulcere cutanee o nelle ustioni (17).
La sensazione di pesantezza e gonfiore interessa sia uomini che donne. Con il miglioramento del flusso venoso e la riduzione dell’edema migliora la sintomatologia.
Bibliografia
1. Effect of Glycine Propionyl-L-Carnitine on Aerobic and Anaerobic Exercise Performance.
Webb A. Smith, Andrew C. Fry , Lesley C. Tschume , Richard J. Bloomer.
2. Effects of a multi-nutrient supplement on exercise performance and hormonal responses to resistance exercise.
William J. Disa L. HatfieldBarry A. SpieringJakob L. VingrenMaren S. FragalaJen-Yu HoJeff S. VolekJeffrey M. AndersonCarl M. Maresh.
3. Cellular basis of inflammation, edema and the activity of Daflon 500 mg.
Friesenecker B1, Tsai AG, Intaglietta M.
4. A lymphatic function of Daflon 500 mg.
Labrid C.
5. Advantage of a micronized flavonoidic fraction (Daflon 500 mg) in comparison with a nonmicronized diosmin.
Amato C.
6. Comparison of the absorption of micronized (Daflon 500 mg) and nonmicronized 14C-diosmin tablets after oral administration to healthy volunteers by accelerator mass spectrometry and liquid scintillation counting.
Garner RC1, Garner JV, Gregory S, Whattam M, Calam A, Leong D.
7. Surgical correction of varicose vein disease under micronized diosmin protection (results of the Russian multicenter controlled trial DEFANS).
Pokrovsky AV1, Saveljev VS, Kirienko AI, Bogachev VY, Zolotukhin IA, Sapelkin SV, Shvalb PG, Zhukov BN, Vozlubleny SI, Sabelnikov VV, Voskanian YE, Katelnitsky II, Burleva EP, Tolstikhin VY.
9. Evaluation by lymphoscintigraphy of the effect of a micronized flavonoid fraction (Daflon 500 mg) in the treatment of upper limb lymphedema.
Pecking AP.
10. Protective role of hesperidin against γ-radiation-induced oxidative stress and apoptosis in rat testis.
Shaban NZ1, Ahmed Zahran AM2, El-Rashidy FH1, Abdo Kodous AS2.
11. Blanching influences the phenolics composition, antioxidant activity, and inhibitory effect of Adansonia digitata leaves extract on α-amylase, α-glucosidase, and aldose reductase.
Irondi EA1, Akintunde JK1, Agboola SO2, Boligon AA3, Athayde ML3.
12. A Methanol Extract of Adansonia digitata L. Leaves Inhibits Pro-Inflammatory iNOS Possibly via the Inhibition of NF-κB Activation.
Yihunie Ayele, Jung-Ah Kim, Eunhee Park, Ye-Jung Kim, Negussie Retta, Gulelat Dessie, Sang-Ki Rhee, Kwangoh Koh, Kung-Woo Nam, and Hee Seon Kim.
13. Pharmacogenomics: Its role in re-establishing coumarin as treatment for lymphedema”.
Farinola, N.; Piller, N. (June 1, 2005).
14. Vitamin K antagonism of coumarin anticoagulation. A dehydrogenase pathway in rat liver is responsible for the antagonistic effect.
R Wallin
15. Mechanism of action of warfarin. Warfarin and metabolism of vitamin K 1.
Bell RG, Sadowski JA, Matschiner JT.
16. Stimulation of collagen synthesis in fibroblast cultures by a triterpene extracted from Centella asiatica.
Maquart FX1, Bellon G, Gillery P, Wegrowski Y, Borel JP.
17. Partial-thickness burn wounds healing by topical treatment: A randomized controlled comparison between silver sulfadiazine and centiderm.
Saeidinia A1, Keihanian F, Lashkari AP, Lahiji HG, Mobayyen M, Heidarzade A, Golchai J.
Sono una categoria di composti naturali che si trovano all’interno di piante e frutti. Alcuni sono riconoscibili come pigmenti (da qui il nome flavus=biondo), altri nei frutti e altri nelle foglie.
La loro funzione nelle piante è l’attrazione di insetti impollinatori, filtro dei raggi UV e fissaggio dell’azoto.
Più di 5000 flavonoidi sono stati classificati e divisi in base alla struttura chimica. Ogni sottogruppo possiede diverse caratteristiche chimico fisiche e specifici benefici.
L’uso dei flavonoidi risale alla cultura cinese e si ritrova anche nella medicina ayurvedica.
Esistono numerosi benefici attribuiti ai flavonoidi:
Longevità
Uno studio durato 25 anni pubblicato nel 1995 ha riscontrato che l’assunzione regolare di dosi più elevate di flavonoidi era associato ad una maggiore aspettativa di vita (1).
Malattie cardiovascolari
Uno studio del 2002 condotto su 10,000 pazienti ha dimostrato che la presenza di livelli più alti di quercitina (gruppo dei flavonoli e più precisamente è un tetraossiflavonolo) è associato a un numero inferiori di infarti. Quelli con livelli più alti di kaemferolo, ed esperidina presentavano un rischio inferiore di malattia cerebrovascolari.
L’uso dei flavonoidi si è dimostrato valido anche nel trattamento dei sintomi da insufficienza venosa, sulla riduzione del linfedema e nel rafforzamento della parete vascolare.
Diabete
Uno studio del 2013 ha concluso che l’aggiunta di concentrati di polifenoli aggiunti prima della cottura alla carne presentava minore rischio cardiovascolare in pazienti con diabete di tipo 2 per una riduzione della disfunzione endoteliale.
Cancro
Due studi hanno dimostrato che livelli più elevati di flavoni e kampiferina sono associati a rischi più bassi rispettivamente di cancro al seno e allo stomaco.
Malattie neuro-degenerative
Uno studio del 2000 condotto su pazienti anziani ha constatato che quelli livelli di flavonoidi più elevati avevano un rischio del 50% minore a 5 anni di sviluppare demenza.
Sullo stesso argomento un altro studio che ha analizzato le funzioni cognitive per 10 in pazienti sopra i 65 ha riscontrato una minore perdita di performance cognitiva associata a livelli più elevati di flavonoidi.
Anche sul Parkinson e sull’Alzheimer si è evidenziato un loro ruolo protettivo.
Una dieta corretta permette di assumere una quota sufficiente di flavonoidi dalle verdure e dalla frutta. Purtroppo però la cottura e la conservazione portano ad una drastica riduzione della concentrazione di flavonoidi. Stando ai dati della WHF, nella cottura delle verdure si può avere una riduzione fino al 80%. In altri casi la quantità di frutta da assumere per raggiungere una quota sufficiente di flavonoidi sarebbe troppo elevata. In questo ci vengono in aiuto i numerosi integratori presenti in commercio che permettono di assumere la dose consigliata di flavonoidi anche in persone con esigenze dietetiche specifiche.
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Bibliografia
1)Flavonoid intake and long-term risk of coronary heart disease and cancer in the seven countries study.
PRP è l’acronimo di “Platelet Rich Plasma” che sta per plasma ricco in piastrine. Si tratta di una metodica sviluppata da circa 20 anni che consiste nel prelievo, nella concentrazione e nella re-iniezione di piastrine del paziente.
Con questo metodo si sfruttano le enormi quantità di fattori rigenerativi presenti all’interno delle piastrine per potenziare la capacità rigenerativa dei tessuti.
Cosa sono le piastrine?
Le piastrine sono dei frammenti cellulari che originano da cellule (i megacaricoiti) presenti nel midollo osseo. La loro funzione principale è il controllo dell’emostasi (sanguinamenti). Al loro interno sono presenti 3 tipi di granuli che contengono fattori di controllo del sanguinamento (Fattore di Von Willenbrand, Fibrinogeno, Fattore V ecc), fattori di crescita (PDGF, TGF Beta), mediatori dell’infiammazione (istamina, serotonina ecc) ed altri enzimi (idrolasi e perossidasi).
Durante il sanguinamento si scatena un processo chiamato “aggregazione piastrinica”, ovvero le piastrine riconoscono il tessuto sub endoteliale (tessuto subito all’esterno del vaso sanguigno) e cominciano ad attaccarsi ad esso, contestualmente avviene un legame con le piastrine circostanti al fine di creare un “tappo” e bloccare il sanguinamento.
Oltre all’azione emostatica le piastrine partecipano alla rigenerazione e riparazione dei tessuti liberando fattori di crescita come TGF-beta e PDGF che stimolano la proliferazione cellulare, FGF che stimola la proliferazione dei fibroblasti, VEGF ed EGF che stimola la proliferazione endoteliale e vascolare.
Qual è la procedura del Platelet Rich Plasma?
La procedura è estremamente semplice e prevede 3 step.
Il primo step è un prelievo di sangue effettuato al momento di circa 10cc.
Il secondo consiste nelle centrifugazione del sangue in una provetta sterile a 3500 giri per 9 min. Cambiando gli additivi all’interno della provetta è possibile ottenere diversi tipi di PRP in base alle esigenze del medico.Una forma liquida che può essere re-iniettata, la forma in gel, più utilizzata nelle lesioni cutanee, permette di “poggiare” il materiale ottenuto direttamente sulla lesione. Questa metodica permette di ottenere un preparato con una concentrazione 5 volte superiore di piastrine rispetto al sangue prelevato.
Il terzo step consiste nella iniezione nella sede di destinazione. Questo può essere sottocutanea o per le zone più profonde si può usare una guida ecografica o radiografica.
Quali sono le applicazioni del PRP?
La sua applicazione è la rigenerazione dei tessuti, in ortopedia è utilizzato per il trattamento di lesioni tendinee, muscolari o ossee. In vulnologia per la guarigione delle ulcere. Le sue applicazioni sono numerose anche nel campo della medicina estetica per il ringiovanimento della pelle, per le smagliature, le cicatrici e la rigenerazione follicolare (diradamento dei capelli).
Quali sono gli effetti collaterali e le controindicazioni?
Può essere presente nella sede di iniezioni un lieve dolore che dura qualche giorno. Prima di ogni trattamento del Platelet Rich Plasma, viene effettuata una adeguata disinfezione per cui rischi di infezioni nella sede di inoculo sono molto bassi.
Le controindicazioni riguardano i pazienti con problemi di emostasi, con terapia in atto, in questi casi sarà necessario modificare la terapia prima del trattamento.
In pazienti con tumori è controindicato per il rischio, mai documentato ma solo sospettato, che i fattori di crescita possano favorire la crescita del tumore.
Non è necessaria nessuna preparazione prima del trattamento. Subito dopo il trattamento si consigliano alcune ore di riposo e astensione dall’attività fisica.
La Mesoterapia è una tecnica che consiste nell’iniezione intra-epidermica, intradermica e sottocutanea di farmaci o prodotti omeopatici. Vengono utilizzati aghi di piccolissimo calibro e può essere effettuata in quasi qualsiasi regione corporea.
La tecnica risale probabilmente ad Ippocrate ma è stata descritta ufficialmente dal Dott. Pistor nel 1952, il razionale alla base è quello di avvicinare il più possibile il farmaco alla sua sede di azione.
La tecnica permette quindi di utilizzare basse dosi di farmaco e dirigerlo lì dove serve per avere un effetto maggiore e prolungato nel tempo rispetto alla via di somministrazione intramuscolare endovenosa o orale.
La Mesoterapia presenta numerosi campi di applicazione, dalla terapia del dolore alle flebo-linfopatie fino alla medicina estetica. In particolare nella medicina estetica viene usata per il trattamento della cellulite, delle rughe, cicatrici e smagliature.
In cosa consiste una seduta di Mesoterapia?
Una volta identificato il tipo di trattamento farmacologico da inoculare e la sede, viene effettuata una disinfezione accurata dei tessuti per evitare possibili infezioni dei tessuti sottostanti. Questa deve essere particolarmente accurata nelle zone del volto dove è presente make-up. Le iniezioni sono multiple con l’inoculo di piccolissime quantità di prodotto. Esistono degli aghi multiiniettori che posseggono fino a 18aghi, questi non vengono usati per l’elevato dolore che causano durante la puntura. Gli aghi generalmente utilizzati hanno un calibro di 30G e sono lunghi 13mm.
Quali sono i rischi, le controindicazioni e gli effetti collaterali?
La Mesoterapia è una tecnica a bassissima invasività e a basso rischio, non ci sono rischi per la salute se effettuata in maniere idonea e con farmaci o prodotti validati per questo utilizzo.
Gli effetti collaterali sono:
Possibilità di piccoli lividi nella sede di iniezione che tendono a scomparire pochi giorni dopo la seduta. Questi possono essere risolti più velocemente con l’utilizzo di creme o integratori a base di lattoferrina;
Reazioni allergiche ai farmaci, queste sono estremamente rare e possono essere prevenute con una adeguata anamnesi, in caso di pazienti non a conoscenza di tali allergie un trattamento tempestivo permette di risolvere la reazione allergica senza problemi.
Le controindicazioni alla terapia sono:
Gravidanza e allattamento: per possibili, non conosciuti, effetti collaterali sul feto e sul bambino;
Presenza di allergie note ai farmaci o ad altre sostanze presenti in essi.
Cosa mi aspetta dopo il trattamento di Mesoterapia?
Non è prevista nessuna preparazione al trattamento di Mesoterapia. A seguito del trattamento è buona norma non effettuare massaggi o bagni in acqua calda nella giornata per evitare di mobilizzare il farmaco dalla sua sede e di ridurne quindi l’efficacia. Dal giorno successivo è possibile effettuare entrambi senza problemi.
Prima ancora di decidere come intervenire chirurgicamente, è necessario fare un’accurata diagnosi per definire la tipologia d’intervento alle varici più adatta al singolo caso. Innanzitutto, non si può prescindere da un accurato studio clinico ed emodinamico. Gli ultrasuoni consentono, oggi, di poter studiare con chiarezza tutto il sistema venoso degli arti inferiori potendo determinare con assoluta certezza reflussi, dilatazioni, ostruzioni; a differenza del passato è ora possibile programmare prima l’intervento alle varici che vogliamo realizzare, possiamo prevedere con maggiore attendibilità i risultati che potremmo ottenere, il tutto con una invasività molto ridotta e con migliori risultati anche dal punto di vista estetico. Sì, perché le vene varicose molto spesso sono percepite come un inestetismo prima ancora che come una patologia. Terminata la diagnosi, una mappa pre-operatoria ben strutturata permette inoltre di realizzare anche gli interventi più complicati in anestesia locale, senza degenza e con minori rischi.
Come si effettua un’intervento alle varici
Fermo restando che non esistono dei parametri che possano definire in quale caso usare una tecnica ed in quale caso usarne un’altra, e che la scelta della tipologia d’intervento alle varici deve essere affidata all’esperienza del chirurgo e al quadro clinico, si può dire che le vene varicose non sono tutte uguali, per questo, dopo la diagnosi, bisogna valutare qual è l’operazione chirurgica più adatta al caso. L’intervento alle varici si può effettuare con diverse metodologie, in alcuni casi trova un’indicazione chiara e certa, in altri l’indicazione può essere più discutibile.
Tra le tecniche maggiormente utilizzate ci sono lo stripping ideato da Rima – Trendelemburg, poi una tecnica di flebectomia per mini-incisioni presentata da Robert Muller nel 1966 che ha avuto un gran successo per le caratteristiche di ambulatorialità e per i buoni risultati estetici e funzionali; e infine la CHIVA, un’innovativa tecnica conservativa e ambulatoriale per il trattamento delle vene varicose realizzata Claude Franceschi nel 1988. Ci sono voluti quasi dieci anni perché questa ultima tipologia di intervento alle varici venisse accettata ed è attualmente utilizzata con successo da molti centri nazionali e internazionali.
L’intervento alle varici più indicato nel caso di telangectasia, per esempio,è la flebectomia per mini-incisioni ideata da Muller, questa tecnica potrebbe infatti trovare una indicazione per eliminare il vaso afferente principale. In realtà, nella maggior parte dei casi, per abolire il vaso principale è sufficiente la scleroterapia che permette in questi casi anche migliori risultati estetici. Nel caso di varici tronculari e reticolari, si ricorre quasi sempre a un intervento di flebectomia mini-invasiva completato in seguito con una scleroterapia. Il trattamento delle varicosità safeniche e delle collaterali safeniche richiede una tipologia di intervento alle varici più complessa: valvuloplastica, CHIVA, stripping corto, lungo crossectomia e scleroterapia… sono queste le soluzioni chirurgiche più adottate e tra le quali scegliere prima dell’intervento.
Da sapere prima di un intervento alle varici
È molto importante che il chirurgo flebologo sia padrone di tutte le tecniche chirurgiche, nonché scleroterapeutiche. Solo così la scelta chirurgica potrà essere orientata dal quadro clinico ed emodinamico, e volta a ottenere un miglior risultato funzionale ed estetico con la minore aggressività possibile. È necessario, comunque, considerare sempre l’età di una paziente che deve essere sottoposta ad un intervento chirurgico alle vene varicose, le possibili gravidanze, il peso, la sedentarietà.
La malattia varicosa è da considerarsi sempre evolutiva, e per la scelta chirurgica questo problema deve essere tenuto sempre presente. Anche il trattamento delle complicanze della malattia varicosa ha risentito dei radicali cambiamenti di indirizzo degli ultimi dieci anni: ulcere, tromboflebiti, ipodermiti, anche nei pazienti molto anziani possono essere trattate con straordinario successo con un tipo di intervento alle varicose e con metodiche chirurgiche conservative in anestesia locale, senza rischio, e con brevissimi tempi di degenza.
Il gruppo dei nuovi anticoagulanti orali diretti (DOAC), con i loro risultati favorevoli negli studi clinici di fase III su vasta scala, rappresenta un progresso fondamentale ed ha espanso l’arsenale della terapia anti-trombotica. Dabigatran, Rivaroxaban, Apixaban ed Edoxaban vengono ora impiegati di routine per prevenzione e trattamento delle patologie trombotiche venose ed arteriose proprio come negli studi clinici.
Ci si attende che l’impiego dei DOAC si incrementi sia con l’esperienza dei medici nella loro gestione, sia con i dati derivanti dagli studi nel mondo reale, che in genere sono coerenti con gli studi clinici. Lo sviluppo di antidoti specifici per la gestione delle complicazioni emorragiche e quello di esami della coagulazione per il livello plasmatico dei anticoagulanti orali rafforzeranno ulteriormente la fiducia che si ripone in questi farmaci, ma sussistono ancora limitazioni ad essi associate.
Quali sono le limitazioni dei farmaci anticoagulanti?
Molti pazienti che necessitano di terapie anticoagulanti per indicazioni non studiate nelle indagini cliniche non vengono considerati candidati ai DOAC. Le aree in cui sono necessari altri dati comprendono l’uso pediatrico dei DOAC, i pazienti con fibrillazione atriale e cardiopatie valvolari, le trombosi associate a sindromi antifosfolipidi e quelle associate ai tumori.
I costi economici e l’accesso a questi farmaci anticoagulanti potrebbero rappresentare un problema per molti pazienti sotto sistemi sanitari che non li forniscono. Dato che quattro nuovi anticoagulanti orali stanno uscendo rapidamente sul mercato, l’attenzione è stata spostata sull’approccio pratico e sulla gestione nella vita reale, dato che molti medici non hanno ancora familiarità con l’uso dei DOAC.
I medici devono essere educati sul modo di gestire questa nuova classe di farmaci, a partire dalla scelta del farmaco appropriato per gestire sia la prevenzione che le complicazioni emorragiche, dato che una carenza di comprensione e conoscenze porterebbe ad un impiego inappropriato dei farmaci stessi e comprometterebbe la sicurezza del paziente. (Thromb J. 2016; 14 (Suppl 1): 17. eCollection 2016).
I flavonoidi sono composti chimici naturali chiamati “spazzini” dei radicali liberi per il loro alto potere antiossidante. Giocano un ruolo essenziale contro le malattie, mantenendo sani più organi importanti e svolgendo compiti fondamentali in varie azioni quali:
antinfiammatoria, per inibizione del rilascio di mediatori dell’infiammazione e stabilizzazione delle membrane cellulari;
azione diuretica per inibizione della fosfatasi renale;
azione spasmolitica sulla muscolatura bronchiale e a livello dell’intestino;
anti-infettiva e preventiva per le malattie cardiache, riducendo l’adesività delle piastrine nel sangue;
antitumorale, prevenendo la formazione dei carcinogeni nel tratto intestinale;
chelante, ovvero catturano, neutralizzano ed eliminano i metalli pesanti.
Ultimamente sono stati condotti studi sperimentali ed i flavonoidi hanno dimostrato di possedere proprietà protettive sulle cellule del tessuto nervoso (neuroni) e del tessuto vascolare (endoteliali), e di agire sui meccanismi potenzialmente coinvolti nella patofisiologia della depressione. In particolare, hanno rivelato un’azione anti-infiammatoria sui neuroni, di controllo sulla morte cellulare per apoptosi (morte programmata della cellula) e di aumento del flusso sanguigno. I flavonoidi o bioflavonoidi sono contenuti principalmente nelle piante. Hanno un effetto sinergico alla vitamina C, per questo talvolta vengono indicati anche sotto il nome di vitamina C2.
Il loro nome deriva da “flavus” ovvero “giallo” per via del colore che danno alle piante. I flavonoidi hanno anche funzione di “scavenger” e possono inibire la produzione, l’aggregazione e l’adesività delle piastrine. Nel regno vegetale proteggono la pianta dagli effetti dannosi delle radiazioni solari, dalle aggressioni di patogeni ed intervengono attivamente nel suo metabolismo (crescita, respirazione, processi enzimatici, fotosintesi, attrazione visiva degli insetti utili per l’impollinazione). La classe dei flavonoidi, in natura, è piuttosto ampia; si conoscono più di 5000 composti ed il loro effetto terapeutico dipende in larga misura dal fitocomplesso.
Il cardo mariano, per esempio, espleta principalmente un’azione epatoprotettiva (stimola la funzionalità del fegato e lo protegge dalle tossine), il thè verde è particolarmente noto per le sue proprietà antiossidanti ed “anti-invecchiamento“, mentre l’ippocastano vanta un’importante azione protettiva e rinforzante sul microcircolo, una proprietà esaltata dalla contemporanea associazione di vitamina C. Analogo discorso per il vino rosso, che a dosi moderate influenza positivamente la salute cardiovascolare grazie alla sua ricchezza di flavonoidi e di altri polifenoli come il resveratrolo. In ambito farmaceutico, invece, si possono trovare in compresse che contengono particolari molecole, come: la rutina, che produce un’azione trofica sulla parete endoteliale; la diosmina, che regola la permeabilità dei vasi aumentando il tono venoso; la centella, che sintetizza il collagene quindi indicata per il gonfiore alle caviglie ed al trattamento della cellulite; l’esperidina, che ripara il danneggiamento del tessuto endoteliale.
I flavonoidi sono assunti prevalentemente sotto forma di integratori alimentari, che in funzione della diversa composizione dei principi attivi, sono più efficaci nel miglioramento di uno specifico disturbo.
Nello specifico ecco alcuni integratori alimentari a base di flavonoidi con specificati i disturbi sui quali hanno efficacia.
Il Flavoplus è composto da 4 componenti (Diosmina, Esperidina, Rutina, Centella) tutti flavonoidi con azione venotrofica volti a migliorare il microcircolo, ridurre la flogosi e regolare la permeabilità capillare.
Il Maxidren è invece composto da (Betulla, Centella, Pilosella e Meliloto) , è disponibile sia in compresse sia come liquido da diluire in acqua, in questo caso la sinergia tra i vari componenti funge da coadiuvante della terapia drenante, depurativa, nel sovrappeso e negli edemi.
In ultimo esistono anche delle formulazioni in crema che uniscono all’idratazione i benefici dei flavonoidi sulla cute. Il Tonogel è composto da (Rusco, Escina, Amamelide, Arnica, Calendula, Aloe). Grazie ai suoi costituenti fornisce una sensazione di benessere alle gambe, idrata e dona una sensazione di freschezza all’epidermide.
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